1. Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica. Un galantuomo, una persona che conosce le istituzioni (parlamentare, ministro, giudice costituzionale), un punto di riferimento per tutti. Non era facile gestire il dopo-Napolitano e lo sappiamo bene, visto quello che accadde nel 2013. Invece, grazie al senso di responsabilità di tutti, l'Italia ha un nuovo Presidente che - ne sono certo - saprà guidarci in questi sette anni con saggezza. E tutto ciò è particolarmente importante in un tempo di grandi cambiamenti in Italia e in Europa. Sono molto felice anche come segretario del PD e voglio dire grazie a tutti quelli che hanno dato una mano. Ho avvertito il desiderio di riscatto dopo ciò che accadde con i 101: il metodo che abbiamo scelto e praticato ha consentito di portare una larghissima maggioranza a condividere la nostra proposta.
2. Il metodo non ha convinto Forza Italia che ha dunque annunciato la rottura del Patto del Nazareno. Il collegamento mentale è quanto mai curioso. E non solo perché tutti i partiti - anche Forza Italia - negli incontri di delegazione avevano espresso condivisione per il metodo scelto dal PD. Il punto è che il Patto del Nazareno non è un papiro segreto con dentro chissà cosa (con buona pace di qualche direttorone di giornale che forse ammetterà finalmente di aver scritto una bufala), ma un accordo alla luce del sole su tre punti centrali: innanzitutto, una legge elettorale in grado di dare un vincitore certo, evitare inciuci, eliminare il potere di veto dei partiti piccoli. Poi, una sistemata ai rapporti tra Stato e Regioni troppo arzigogolati e complessi, riducendo le funzioni dei consigli regionali. Terzo, lâeliminazione del bicameralismo paritario con il superamento del Senato per come lo conosciamo adesso. Su questi tre punti noi continueremo ad andare avanti. Noi non abbiamo cambiato idea. Se Forza Italia, che ha sempre difeso queste idee, adesso vuole rimangiarsele, buon appetito. Ho sempre detto che voglio fare accordi con tutti e che non ci facciamo ricattare da nessuno. Perché i numeri ci sono anche senza di loro. Spero che dentro Forza Italia prevalgano il buon senso e la ragionevolezza. Se ciò non dovesse accadere noi continueremo a rispettare Berlusconi e il suo partito come rispettiamo tutti i partiti che ottengono i voti dei nostri concittadini: il nostro obiettivo non è parlar male dei nostri avversari, ma lavorare bene per l'Italia.
3. Nel periodo non collegato, come dicevano i radiocronisti di una volta, abbiamo chiuso il semestre europeo (e come vediamo, a forza di farsi sentire, qualcosa in Europa si muove davvero), approvato in seconda lettura la legge elettorale (grandioso passo in avanti per la politica italiana), fatto iniziative internazionali in un momento di grande rilievo, mandato avanti corpose riforme (segnatevi la data del 20 febbraio, è importante). Potrei annoiarvi come l'ultima volta con l'elenco. Mi limito a segnalarne una: la chiusura dell'accordo con la Svizzera e il Vaticano sul rientro dei capitali dall'estero che porterà diversi soldini nelle nostre casse. Era un impegno di campagna elettorale 2012, è un impegno mantenuto.

Pensierino della Sera. Stanno arrivando i primi segnali della ripresa. L'Italia sta ripartendo, finalmente. Dobbiamo mantenerci prudenti, ma i dati sono davvero interessanti. I mutui, i macchinari, le aziende, gli 80 euro su cui nessuno ha più dubbi, il costo delle bollette che nel 2015 sarà più basso di quasi tre miliardi di euro, gli sgravi per chi assume a tempo indeterminato, l'eliminazione del costo del lavoro dall'Irap. E l'elenco potrebbe continuare a lungo.
Ora si tratta di fare un duplice sforzo. Da un lato, sbloccare finalmente tutte le ganasce burocratiche che impediscono miliardi di investimenti (ieri ho fatto una riunione sugli impianti di depurazione per la Sicilia: c'è più di un miliardo di euro tecnicamente fermo ed è ingiusto e inaccettabile. Il commissariamento è lâunica strada e ho chiesto di procedere rapidamente senza guardare in faccia nessuno). Dall'altro, riportare fiducia, serenità, ottimismo. Per me l'ottimismo non è uno sforzo del carattere, ma la forza vitale che rivendica per sé il futuro. E dunque occorre ridare fiducia all'Italia e agli italiani. Ci sono tutte le condizioni perché questo viaggio riprenda insieme: non sprechiamole, non buttiamole via.
Un sorriso
Matteo
PS Chi riceve da anni l'enews conosce la mia amarezza quando qualche anno fa vi ho dovuto annunciare che la Corte dei Conti mi aveva condannato a pagare 14mila euro per un atto amministrativo della Provincia di Firenze. Ho subito su questo attacchi, sui media, cartelloni e sceneggiate del M5S in Parlamento, polemiche politiche violente. Oggi condivido una piccola soddisfazione: l'appello ha annullato la condanna e la verità viene finalmente ristabilita.
torna all'inizio |
|
|
Finito il primo anno di governo, non è tempo di bilanci. Un anno su quattro, infatti, significa che siamo ancora a metà del primo tempo. Ma una prima verifica può essere utile tra di noi, che da anni ci diciamo le cose in modo schietto.
La sintesi: il Paese si sta rimettendo in moto. L'Italia sta davvero cambiando verso, passando dal meno degli ultimi anni al più, ma proprio per questo adesso dobbiamo intensificare gli sforzi. Tutta la fatica di quest'anno rischia di essere vana se adesso non acceleriamo. Guai dunque a sedersi.
L'Italia sta ripartendo. Lo vediamo da alcuni dati.
In un anno sono aumentati i posti di lavoro, più 134mila. Con le misure della legge di stabilità, zero tasse per chi assume a tempo indeterminato e con la riforma del lavoro (Jobs Act) sarà ancora più facile assumere. Il JobsAct aumenta le tutele per chi perde l'occupazione, ma soprattutto facilita le assunzioni, con buona pace di chi ha trascinato per mesi una polemica ideologica;
-
Lo spread non fa più paura: il decennale con i Bund era oltre 200 nel febbraio 2014, adesso sta sotto i 90 e ancora non è partito il Quantitive Easing. Quando partirà lo spread scenderà ancora;
-
Il dollaro ha recuperato terreno sull'Euro e ci avviciniamo alla parità. L'Italia ha tutto da guadagnarne;
-
L'Unione Europea sta attenta ai vincoli di bilancio ma finalmente si torna a parlare di crescita e investimenti (piano Juncker) e la nostra battaglia sulla flessibilità ha visto dei risultati concreti (la comunicazione sulla flessibilità della Commissione Europea);
-
Mutui e compravendita di auto crescono a doppia cifra. Mercato immobiliare, consumi, indice di fiducia delle famiglie e delle imprese tornano al segno più dopo anni. Nel primo trimestre è probabile che il Pil torni positivo dopo decine di rilevazioni negative.
Tutto questo deriva dalla solidità delle nostre riforme (l'elenco non comprende solo il mercato del lavoro ma spazia dai tanto criticati 80 euro fino alle misure innovative sulla legge di stabilità che ha abbassato le tasse per chi crea posti di lavoro e ridotto l'Irap) e dalla recuperata credibilità internazionale del Paese, che è un fattore molto importante per la fiducia dei mercati e quindi per l'economia reale. Ma naturalmente non basta.
Il quadro economico non è mai stato così invitante: si aggiunga - e su questo noi non c'entriamo niente, ma siamo felici per gli effetti - che il costo del petrolio è molto basso e questo è un dato molto significativo specie per un paese con la nostra bolletta energetica.
Insomma fuori torna a splendere il sole. Ma uscire di casa e mettersi in cammino dipende solo da noi. Per questo noi continuiamo con decisione sulle principali sfide che abbiamo davanti.
I) Riforme costituzionali. Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili. Ci siamo. Martedì andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura. Puntiamo al referendum finale (perché per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranità appartiene al popolo e sarà il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dirà se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no);
II) Legge elettorale. Certezza del vincitore, ballottaggio, garanzia di governabilità, parità di genere, metà preferenze e metà collegi. Manca l'ultima lettura - quella finale - alla Camera;
III) Scuola. In settimana concludiamo l'esame in consiglio dei ministri e presentiamo il disegno di legge al Parlamento chiedendo di discuterlo velocemente. Se le opposizioni non fanno ostruzionismo, ma provano a dare una mano anche migliorando il testo, non ci sarà nessun provvedimento di urgenza da parte nostra. Attenzione!!! mai vista tanta disinformazione come sulla scuola. Qui ci sono i tre video, in ordine, che ho fatto a settembre, gennaio e marzo su come abbiamo gestito La Buona Scuola. Per chi non ha tempo da perdere suggerisco di guardare solo l'ultimo ed è gradito un commento a matteo@governo.it;
IV) Rai. In settimana iniziamo l'esame in consiglio dei ministri per chiuderlo velocemente. Poi la palla passa al Parlamento con lo stesso metodo della scuola;
V) Riforma PA. In settimana la Commissione al Senato dovrebbe dare il via libera al ddl Madia. Poi aula. È una legge delega che introduce molte novità e dovrebbe semplificare il quadro. Nelle prossime settimane date un occhio a ciò che accadrà sull'innovazione.
Vi risparmio l'elenco degli altri dossier, dal fisco alla giustizia, dal terzo settore alle infrastrutture, dall'ambiente alla cultura, dalle liberalizzazioni all'università, dal sociale al turismo. Mi basta dirvi - per il momento - che ci stiamo lavorando molto, anche e soprattutto nei settori di cui i media parlano meno. E ribadisco che sul piano dei diritti metteremo la stessa determinazione che abbiamo messo e stiamo mettendo nelle altre riforme.
Sappiamo di avere una questione Mezzogiorno ancora aperta. Al Sud la ripresa non è ancora arrivata e non sarà qualche decimale di punto a farci cambiare idea. Ho molta fiducia nella capacità di alcuni progetti simbolo di trainare la ripresa: in settimana i parlamentari - che stanno lavorando molto più che in passato e a loro va la mia gratitudine - hanno approvato il DL Taranto. Penso dunque alle sfide legate a Ilva, ma anche a Bagnoli, su cui stiamo per nominare il commissario proprio nelle ore in cui festeggiamo il buon lavoro che è stato fatto sulla Città della Scienza dopo il rogo di due anni fa, a Pompei, su cui vediamo finalmente i primi risultati, fino al porto di Gioia Tauro, ai progetti turistici e imprenditoriali siciliani. Anche se non saremo mai credibili in Sicilia se finalmente non sarà speso il miliardo già disponibile per le infrastrutture idriche e di depurazione che sono ferme da troppi anni.
Sappiamo, insomma, che la situazione non è semplice. Ma anche se queste sfide sono bloccate da anni andiamo avanti tosti e decisi. Del resto questa è la legislatura in cui abbiamo portato a compimento scelte attese da decenni: la legge sulla responsabilità civile dei magistrati che aspettavamo dai tempi del referendum e di Enzo Tortora; la legge sulla cooperazione internazionale. Negli ultimi giorni poi abbiamo chiuso lâaccordo per la fine del segreto bancario con la Svizzera, Monaco e Monaco e Liechtenstein e spero presto anche con il Vaticano. È stato un lavoro lungo, ma ne è valsa la pena: per decenni la frase "portare i soldi in Svizzera" è stato sinonimo di evasione. La Svizzera era la via dâuscita per chi voleva far sparire i soldi. Ora i soldi torneranno. Finalmente. La declassificazione dei documenti sul segreto di stato in una logica di trasparenza.
Mai come nel momento dell'elezione di Sergio Mattarella è stato chiaro a tutti che questo Parlamento ha la forza non solo di arrivare al 2018 ma anche e soprattutto di cambiare in profondità il sistema italiano. E se questo comporterà un attacco al potere di rendita di chi difende in modo tenace e ostinato lo status quo, beh, noi non ci tireremo indietro.
Domanda che si fa sempre in questi casi.
Qual è stato il momento peggiore? Risposta. Tutte le volte in cui abbiamo dovuto affrontare una crisi aziendale. è vero che molte sono state risolte bene, a cominciare da Alitalia, e proseguendo per Electrolux, Ast di Terni, Lucchini a Piombino, Termini Imerese, la Ferriera a Trieste, solo per citare le più rilevanti. Ma il dolore di una donna o di un uomo che perde il posto di lavoro senza che nessuno lo aiuti è indescrivibile.
Il momento migliore? È quello che deve ancora arrivare. Perché se fai politica con il cuore sai che non ti potrai accontentare, mai.
Se possiamo portare questo primo carnet di risultati, ancora per me non sufficiente ma certo superiore rispetto anche alle mie aspettative, il merito non è mio. E non è nemmeno della squadra che mi aiuta. Lasciate che lo dica chiaro, per la prima volta: tutto il merito di questo lavoro è del 41% delle elezioni europee. Ci ha dato una forza straordinaria ovunque. Ce la dà in Europa dove siamo il partito più votato. Ce la dà in Italia in Parlamento. Ce la dà dentro il nostro partito, non come forma di ricatto ma come richiamo alla responsabilità (dobbiamo discutere e farci carico delle ragioni di tutti, anche di chi non ha la maggioranza, ma nessuno può permettersi di fermare il cambiamento che gli italiani ci hanno chiesto). Il 41% inchioda il PD a una grandissima responsabilità: rispondere agli italiani che vogliono tornare a sperare. E se è vero che molto è stato fatto, diciamo la verità: il meglio deve ancora venire. E arriverà.
Pensierino della Sera. Buon otto marzo a tutte le donne, nessuna esclusa. Da chi fa lavori umili tutti i giorni, magari prendendo meno del parigrado uomo, a chi in questi mesi fa ricerca nello spazio come il capitano Samantha Cristoforetti. L'Italia è migliore grazie al vostro impegno. Proviamo a renderla ancora più bella, insieme, per essere un Paese di opportunità davvero pari, di opportunità per tutte e per tutti.
Un sorriso,
Matteo
PS. Nei giorni scorsi ho visto il bel film di Ava duVernay "Selma - La strada per la libertà" che racconta una delle più drammatiche e vincenti sfide di Martin Luther King, in Alabama. Un bel film, ma un film. Vedere invece ieri il Presidente Obama su quel ponte, cinquant'anni dopo, circondato da alcuni reduci partecipanti a quella marcia, e pensare che dopo mezzo secolo non soltanto un uomo di colore può votare senza restrizioni, ma addirittura divenire Presidente mi ha emozionato e commosso. Leggete le parole di Obama. E anche quelle di chi lo ha introdotto, John Lewis, che allora era tra gli organizzatori della marcia e oggi siede al Congresso. Se vogliamo, la storia può fare gli straordinari. E il cambiamento che aspettiamo dipende innanzitutto dal nostro impegno. Questa, banalmente questa, è la politica. Buona domenica a tutti.
torna all'inizio |
|
|

29 aprile 2015
eNEWS 392

1 Legge Elettorale - Sulla legge elettorale sono giorni di polemica e discussione. Rispetto le posizioni di tutti e di ciascuno. Su La Stampa, spiego la mia, sulla legge, sulla fiducia, sulla necessità di cambiare. Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l'Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà. Se accettiamo anche noi - come accaduto troppo spesso in passato - di vivacchiare e rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle europee.
Caro Direttore,
il dibattito sulla nuova legge elettorale è molto acceso. Credo che i toni dipendano in larga parte da un giudizio duro e molto diviso sull'azione mia e del governo che presiedo. Rispetto naturalmente ogni diversa valutazione. Ma credo che sia un mio dovere tornare al merito della legge: la verità, vi prego, sull'Italicum. La verità, fuori dalla rappresentazione drammatica di chi grida all'attentato alla democrazia. O di chi considera fascista la scelta di mettere la fiducia sulla legge elettorale, ignorando che fu Alcide De Gasperi a farlo, affidandone le ragioni in Parlamento all'arte oratoria di Aldo Moro: due grandi democratici, due grandi antifascisti. La verità, solo la verità, sull'Italicum.
Questa legge elettorale prevede un ballottaggio come per i sindaci, anche se la percentuale necessaria ad evitarlo scende al 40%. Attribuisce 340 deputati a chi vince le elezioni, al primo o al secondo turno, consentendo dunque un piccolo margine di sicurezza nell'attività parlamentare. Più o meno la metà degli eletti sarà espressione di un collegio grande poco meno di una provincia media e l'altra metà verrà eletta con preferenze: al massimo due, di cui una donna. Per venire incontro alle richieste di minoranze e anche di alcuni partiti di maggioranza, la soglia di sbarramento è stata abbassata al 3% (in Germania per intenderci è al 5%).
Il premio viene attribuito alla lista vincente, non più alla coalizione: con questo atteggiamento speriamo di arrivare a un compiuto bipolarismo. Il mio sogno è che in Italia si sfidino due partiti sul modello americano, Democratici e Repubblicani.
Ma in ogni caso, indipendentemente dai sogni, si impedisce di rifare le solite ammucchiate elettorali chiamate coalizioni che il giorno dopo si sciolgono come neve al sole: chi di noi ha votato l'Unione nel 2006 - una coalizione che andava da Mastella e Dini a Bertinotti e Turigliatto - ne ricorda la tragica fine. Ma analogo potrebbe essere il giudizio sull'esperienza della Casa delle Libertà due anni dopo. Torneremo a vedere i candidati sul territorio; torneremo a fare campagne elettorale tra persone sui collegi e non solo nei talk-show; torneremo dopo anni a scegliere le persone e, finalmente, la sera stessa del voto sapremo chi ha vinto.
Rottamato il cosiddetto Porcellum (perché l'ultima legge elettorale approvata da chi oggi grida al fascismo è stata definita dal suo ideatore una «porcata»), mandiamo in soffitta anche il desiderio strisciante di un neocentrismo consociativo teso a mantenere per sempre il proporzionale puro uscito dalla Corte Costituzionale, riservando ai gruppi dirigenti la scelta di governi costanti di grande coalizione.
L'Italicum non sarà perfetto, come nessuna legge elettorale è perfetta. Ma è una legge seria e rigorosa che consente all'Italia di avere stabilità e rappresentanza, che cancella le liste bloccate, che impone la chiarezza dei partiti davanti agli elettori. Soltanto uno potrà dire di aver vinto: non come adesso quando, dopo i primi risultati, tutti affollano le telecamere per cantare il proprio trionfo.
Abbiamo messo la fiducia perché dopo aver fatto dozzine di modifiche, aver mediato, discusso, concertato, o si decide o si ritorna al punto di partenza. Se un Parlamento decide, se un governo decide questa è democrazia, non dittatura. Se il Parlamento rinvia, se il governo temporeggia, il rischio è l'anarchia. è una grande lezione del miglior pensiero costituzionale di questo Paese, non è necessario aver fatto la tesi su Calamandrei per saperlo.
La nuova legge elettorale è stata promessa nel 2006, ma purtroppo non si è realizzata.
È stata promessa nella legislatura successiva e non portata a termine né durante il governo Berlusconi, né durante il governo Monti: tante trattative e poi nulla di fatto.
È stata promessa nella legislatura successiva dal governo Letta, ma il suo iter si bloccò quasi subito, impantanata come altri progetti. Adesso ci siamo: approvata in prima lettura alla Camera, in seconda al Senato, poi in Commissione alla Camera. Discussa in Parlamento e nelle sedi dei partiti. Approvata da Forza Italia nella stessa versione che oggi viene contestata. Modificata più volte, ma adesso finalmente pronta.
Che facciamo? Facciamo altre modifiche per ripartire da capo?
La legge elettorale perfetta esiste solo nei sogni: decidiamo o continuiamo a rimandare?
Mettere la fiducia è un gesto di serietà verso i cittadini.
Se non passa, il governo va a casa. Se c'è bisogno di un premier che faccia melina, non sono la persona adatta. Se vogliono un temporeggiatore ne scelgano un altro, io non sono della partita.
Se passa, significa che il Parlamento vuole continuare sulla strada delle riforme. Per come li ho conosciuti la maggioranza dei deputati, la maggioranza dei senatori hanno a cuore l'Italia di oggi e quella dei nostri figli. E se lo riteniamo necessario ci sarà spazio al Senato per riequilibrare ancora la riforma costituzionale facendo attenzione ai necessari pesi e contrappesi: nessuna blindatura, nessuna forzatura.
Con lo scrutinio palese - imposto dal voto di fiducia - i cittadini sapranno. Sapranno chi era a favore, chi era contro. Tutti si assumeranno le proprie responsabilità. Il tempo della melina e del rinvio è finito. C'è un Paese che chiede di essere accompagnato nel futuro, sui temi più importanti della vita delle famiglie. Se non riusciamo a cambiare la legge elettorale dopo averlo promesso ovunque, come potremo cambiare il Paese? La politica ha il compito di dimostrare che può farcela, senza farsi sostituire dai governi tecnici e dalle sentenze della Corte. Occorre coraggio, però. E questo è il tempo del coraggio. Alla Camera il compito di decidere se è il nostro tempo. Ma a scrutinio palese, senza voti segreti, assumendosi la propria responsabilità
Ma sono giorni impegnativi per tanti motivi.
2 Expo - Siamo pronti per Expo. Finalmente. Poteva essere fatto meglio, poteva essere fatto altrove, poteva essere fatto prima: in queste ore sento moltissime critiche, come è giusto e doveroso. Però c'è e sarà molto bello. Abbiamo rischiato moltissimo, vista come era la situazione un anno fa. Ma adesso grazie al lavoro di migliaia di persone, coordinate dal ministro Maurizio Martina, da Beppe Sala e supportate da Raffaele Cantone, vediamo il traguardo. Che poi, come sempre, è una nuova partenza. Expo sarà una grande occasione per discutere e riflettere. Ma anche per stare bene. Da venerdì si parte, per sei mesi: personalmente visiterò come primo padiglione quello del Nepal, per dare il segnale di vicinanza e solidarietà a quel Paese (la protezione civile sta già lavorando in loco), dove, purtroppo hanno perso la vita dei nostri connazionali. Sono curioso di leggere le vostre impressioni (matteo@governo.it).
3 Pubblica Amministrazione - Vi risparmio gli aggiornamenti sulla pubblica amministrazione (stiamo per chiudere la prima lettura al Senato), sul fisco (abbiamo finalmente lanciato la fatturazione elettronica e il numero zero della dichiarazione precompilata sta marciando), sulla giustizia (però molte leggi adesso ci sono), sul terzo settore (prima lettura andata), sui diritti (divorzio breve è diventato legge), sugli ecoreati (qualche settimana e si chiude anche questa partita: se torneremo al Senato siamo pronti a mettere la fiducia anche lì).
4 Scuola - Un'ultima considerazione sulla scuola. Ci sono molte polemiche da parte dei professori, comprensibili. Difficile smontare il senso di rabbia per una politica che ha lasciato indietro la scuola per troppi anni. Vorrei, se possibile, discutere nel merito. Noi siamo il Governo che ha messo più soldi di tutti sull'edilizia scolastica (e ancora non basta). Che propone l'assunzione di oltre centomila precari. Che vuole istituire un fondo per la valutazione del merito dei professori, per il diritto allo studio e soldi per la formazione dei docenti (500 euro l'anno a testa, non per la finta formazione arrangiata, ma a disposizione dell'insegnante). Che vuole responsabilizzare il preside, che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali. Sul testo, siamo aperti. Abbiamo già stralciato la riorganizzazione degli organi collegiali e anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto. Siamo pronti a discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si chieda ai ragazzi di fare del proprio meglio e contemporaneamente si abbia paura del merito: la stagione del 6 politico é finita, voglio sperare). Siamo aperti a ogni modifica se finalizzata all'interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive, giorno dopo giorno. Sul tema della scuola non faremo un decreto legge, non procederemo con strumenti d'urgenza. Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il giorno dopo, per favore, entriamo nel merito. Punto per punto. La scuola è un bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan. Noi siamo pronti a cambiare. Ma la scuola è di famiglie, professori, studenti: non può essere lasciata agli addetti ai lavori.
Pensierino della sera. Aver dato molto spazio alle cerimonie del 25 aprile, compreso una prima serata sulla RAI - davvero emozionante - nasce dalla certezza che il nostro compito è costruire il futuro. Ma conoscere la storia, la nostra storia, è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per questa sfida. Io sono stato a Marzabotto. Non mi vergogno di dire che mi sono commosso stringendo la mano dei sopravvissuti di allora e ascoltando i canti dei bambini di oggi. Quei bambini sono la storia che continua. A noi il compito di offrire occasioni educative, poi toccherà a loro far crescere un sentimento di orgoglio e di patriottismo dolce.
Un sorriso,
Matteo
PS Se la legge elettorale andrà e il Governo potrà proseguire il proprio compito, si aprirà una fase affascinante per tutti noi. Finita la fase delle riforme strutturali, infatti, la questione diventa: quale visione strategica per i prossimi vent'anni in Italia? Ne ho parlato a Pompei, ma anche a Georgetown e altrove. Questa è la sfida che culturalmente più mi intriga. Dimostrare che in questo Paese così ricco di passato possiamo costruire un futuro all'altezza della nostra storia. Ma per farlo occorre investire su innovazione, ricerca, talento. Coraggio. Il coraggio, questo è ciò che serve oggi alla classe politica italiana.
torna all'inizio |
|